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CARLO SAFFIOTI

ART CAFÈ



Un concerto. L’hanno invitato ad andarci, ma lui non sa nemmeno di che cosa si tratti. Comunque la musica gli piace molto e, secondo l’umore del momento, ascolta volentieri qualche pezzo classico, oppure il jazz, specialmente il dixieland, ma anche le canzoni.

Talvolta – se è in un momento di vena romantica – gli capita di appassionarsi anche alla lirica, specialmente a qualche pezzo di Pavarotti o della Callas.

Questa sera è attirato dall’ambiente. Si sente intrigato da quel locale, ha voglia di scoprire chi siano davvero quelle persone che lo frequentano. Molto diverse tra loro. Art cafè è un nome importante, con qualche pretesa e gli solletica ricordi lontani, quando viveva a Parigi, troppi anni fa.

Non si aspettava affatto di trovare un posto del genere, in questo piccolo centro balneare di provincia.

Come spesso gli succede è arrivato troppo presto, nessuno dei suoi amici è già nel locale. Ne approfitta per scegliere un tavolo grande, in buona posizione rispetto al palco. Si siede e comincia a osservare le poche persone presenti. Si procura dei fogli per annotare qualche impressione: è una sua vecchissima abitudine, alla quale non vuole rinunciare.

Arriva la ragazza che gestisce il locale; lui non sa il suo nome e decide che la chiamerà Sara. Nella sua mente. Lei lo riconosce e lo saluta affettuosamente, come un amico. È una giovane donna seria, di classe, elegante. Poco trucco, una bella collana etnica, una gonna lunga quasi fino ai piedi.

Lui chiede un calice di prosecco, ricambia il saluto affettuoso della ragazza e continua a studiare la sala, ancora semivuota.

È Martina che viene a portargli il vino; una biondina esile, gli occhi grandi, spalancati sul mondo, sorridente e aperta. Curiosa. Lui ci scambia volentieri qualche parola, intrigato da quella ragazza nella quale intuisce un lato sconosciuto, che lei tiene accuratamente nascosto. È interessato, vorrebbe conoscerla meglio, sapere qualcosa di più di lei. Da dove viene? Come è capitata lì? Cosa cerca? Quali sono i suoi interessi? Lavora in quel locale, d’accordo, ma in qualche modo è incongrua, c’è in lei qualcosa di diverso, più profondo di quello che appare, che lascia vedere.

Sembra quasi che si trovi lì per curiosità, per scoprire qualcosa. Di certo non è soltanto una giovane cameriera.

Entra Rossella, un’insegnante sua amica. Lui è contento di salutarla e di invitarla al tavolo, insieme alle due amiche che sono con lei. E’ una giovane donna intelligente ed è piacevole parlare con lei. Capisce anche quello che non viene detto con le parole: molto stimolante. Lui è incuriosito anche dalle due amiche che sono venute a sedersi insieme a Rossella. Sono molto diverse tra loro.

Osserva Rita, magra, capelli nerissimi, corti, ben aderenti al cranio, una piccola zazzera scompigliata sulla fronte. La sua fantasia si scatena e lo riporta indietro negli anni. Lei sembra una di quelle esistenzialiste, entusiaste seguaci di Sartre, che ha conosciuto nelle caves a Parigi, tanto tempo fa, quando era un ragazzo e abitava in quella città stupenda, che lo ha segnato e gli è rimasta nel cuore. Insieme alla sua donna di allora, che non vede da anni ma ha mai dimenticato.

Dell’altra amica che è venuta a sedersi non ha capito il nome, decide che nella sua mente la chiamerà Rosa. È una donna completamente diversa dalla prima: una femminilità forte, libera, una testa piena di riccioli rossicci. Indossa un abito nero, con inserti di pizzo, piuttosto elegante e dichiara con un certo cipiglio di far parte della Guardia Forestale. Ecco da dove viene quel tratto un po’ maschile, ma erotizzante, che lui ha notato subito.

Si mettono tutti a parlare di barche, di isolette piccole, sperdute, difficili da raggiungere.

Lui è incuriosito, intrigato, ha sempre avuto la passione per le isole. In Grecia ne ha visitate a decine. Sono anni che vorrebbe andare a visitare Montecristo, dove non è mai potuto sbarcare. Riflette tra sé che forse riuscirà a farsi invitare da quel suo amico di Porto Azzurro.

Chiacchierano di Ponza e delle isole di quell’arcipelago così ricco di storia: magari potranno fare una visita alla piccola Zannone. Lui sogna, ricordando un periodo di vacanza passato in quella zona con quella sua barchettina minima, con la quale si divertiva a pescare a traina.

Il locale si sta riempiendo, sul piccolo palco è arrivata una coppia di musicisti giovanissimi, che mette a punto gli strumenti e intanto cerca di studiare il pubblico presente.

La cantante ha una carnagione bianca, vagamente fantasmatica nella sua mise nera, elegante, ma che non vuol concedere troppo allo spettacolo. Ha una voce molto forte, che gli ricorda quella di Edith Piaf, con sonorità modulate, capaci di passare in fretta da un caldo basso, vibrato e musicale a un acuto, aspro, cattivo, volutamente sguaiato, scurrile.

Il suo compagno è un ragazzo allegro, pieno di riccioli, che alterna diversi strumenti e cerca – per ora senza troppo successo – di coinvolgere il pubblico con qualche scherzo abbastanza ingenuo. Ha un bel sorriso aperto, che gli illumina gli occhi mentre suona una piccola chitarra elettrica.

È entrata parecchia gente, ormai e la sala è già abbastanza piena. I musicisti sul palco si impegnano con le loro canzoni.

È la voce di lei che si impone, con le sue variazioni di timbro con le quali gioca di continuo, facendo sapientemente lampeggiare gli occhi appena bistrati.

Intanto al suo tavolo sono venute a sedersi altre due ragazze, sono sorelle e molto belle, specialmente una. Anche loro sono amiche di Rossella. Lui le aveva già notate e resta colpito da come cercano di accentuare, in modo quasi esasperato, le loro diversità nel vestire, nel trucco, nella foggia dei capelli. Una di loro ha un collo lungo, morbido, una bella schiena e una ricca capigliatura avvolgente. Sembra quasi non vogliano ammettere la loro consanguineità.

Ecco Gian Marco, ormai prossimo alla partenza per Londra. E’ accompagnato dalla sua Selene, che sorride con quell’aria un po’ smarrita. Entra Mimmo, giovane avvocato appassionato di Dumas. Sacha è arrivato da poco e passa a salutare i tanti amici presenti, girellando nella sala ormai gremita.

La serata si è scaldata. Ora il pubblico partecipa volentieri agli scherzi del musicista ricciolino che imperversa sul palco e si lascia coinvolgere nei suoi giochi. Le canzoni si susseguono e viene preteso a gran voce anche qualche bis.

Poi lo spettacolo finisce e molti si affrettano a uscire, sciamando nella notte sulla grande terrazza aperta sul mare. La primavera si avvicina. Si avverte già nell’aria, come una speranza.

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