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IL CINEMA DI MICHAEL WINNER

a cura di Fabio Zanello

ISBN 9788876063145

€ 16,00 - Pag. 200

Strano destino, quello di Michael Winner. Tra i registi più archetipici del poliziesco nei Settanta, aspetta in Italia ancora che qualcuno ne spieghi il portato intellettuale. Se un giorno si materializzasse, costui finirebbe per riportare l’eccentricità del personaggio Winner entro gabbie interpretative, che ne svilirebbero il senso e il valore, soprattutto analizzando i suoi film più controversi. La natura del regista inglese è quella di un uomo di cinema che ha lavorato tutta la vita, per costruirsi una cifra personale, uno stile registico, di scrittura e di montaggio che lo presentasse al mondo per quello che, in fondo ha sempre voluto essere ed è stato: uno sperimentatore dei generi e un provocatore nell’affabulazione dei temi. Buon regista di intrattenimento? Mostrare solo l’azione o preferire l’introspezione psicologica dei personaggi. I polizieschi di Winner ruotano intorno a tali problematiche, anche se la sua scrittura filmica non è né autocompiaciuta né decantata, anche quando Charles Bronson ne L’assassino di pietra vede riflessi in uno specchio i flashback subliminali dei delitti, su cui indaga.

Fabio Zanello (Torino,1969) è giornalista pubblicista e fiduciario del SNCCI Gruppo Piemonte/Valle D'Aosta. Ha pubblicato e curato monografie su Brian De Palma, Tomas Milian, Sam Raimi, Tobe Hooper, Enzo G.Castellari, quest'ultima in collaborazione con Gordiano Lupi, prima che uscisse in tutto il mondo Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, su C’era una volta il West di Sergio Leone, Johnnie To, Shinya Tsukamoto e Christopher Lee. È direttore di HorrordreEaMagazine su www.sognihorror.com.

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